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19 Marzo 2023
17:28

I cinghiali possono avere un effetto positivo sugli habitat delle farfalle italiane

Un nuovo studio italiano ci permette di osservare quale sia il ruolo benefico dei cinghiali, il più delle volte considerati nocivi per quanto svolgano funzioni ecologiche importanti, a supporto della biodiversità faunistica.

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Il cinghiale negli ultimi anni sembra essere diventato sinonimo di "dannoso", eppure sta crescendo il numero di studi che testimoniano come, al contrario, questa specie possa produrre degli effetti positivi agli ambienti naturali in Europa, soprattutto per le farfalle.

I cinghiali (Sus scrofa) non sono tra le specie più apprezzate fra quelle presenti all'interno dell'elenco della fauna italiana. Considerati dalla maggior parte delle persone come animali molto pericolosi, da sempre sono protagonisti di polemiche che li hanno spinti a venire etichettati come specie dannose per il patrimonio naturalistico italiano. All'etichetta di "animale dannoso", però, potrebbe sostituirsi in determinati contesti quella di "ingegnere ecosistemico", come dimostrano le diverse ricerche scientifiche pubblicate recentemente.

Una di queste è apparsa a gennaio sullla rivista Biodiversity and Conservation ed è stata successivamente ripresa da Nature Ecology and Evolutiony pochi giorni fa. I suoi autori sono due italiani, Rocco Labadessa e Leonardo Ancillotto, che si sono interessati ai cinghiali  poiché risulterebbero essere fra i pochi animali capaci di migliorare le condizioni di vita di altri tipologie di animali, fra cui quelli a rischio di estinzione, tanto da meritarsi il titolo di ingegneri ecosistemici, un po' come i lombrichi per il mondo sotterraneo. La presenza del cinghiale in Italia, secondo gli scienziati, non porterebbe solo danni alla flora e alle persone, ma porterebbe invece a molteplici benefici alla fauna endemica locale. «In tale contesto, organismi come i cinghiali, in grado di plasmare l'ambiente con la loro attività – afferma Labadessa su Nature – possono rappresentare validi alleati per la conservazione della biodiversità» e delle specie maggiormente soggette al rischio di estinzione.

Per testare questa supposizione, Labadessa (che lavora presso il CNR di Bari) e Ancilotto (che insegna invece all'Università di Napoli Federico II) hanno deciso di approfondire il rapporto esistente fra questi animali e la sopravvivenza delle specie endemiche più in pericolo, prendendo come esempio Zerynthia cassandra, una farfalla italiana molto bella e nota alla scienza per deporre le uova solo su poche specie erbacee (anch'esse a rischio di scomparire), tra cui l'Aristolochia clusii.

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Quello che hanno fatto perciò i due scienziati è stato quello di monitorare alcuni habitat di prateria in Italia – dove era già comprovata la presenza dei cinghiali e delle specie erbacee da cui erano attratte le farfalle – mettendoli a confronto con aree simili in cui invece questi animali erano assenti, con l'obiettivo di studiare la dimensione della popolazione di Zerynthia cassandra con la conta delle larve e delle uova.

«Abbiamo così scoperto che le comunità erbacee disturbate dalla presenza dei cinghiali hanno una percentuale maggiore di piante che presentano risorse di nettare per queste specifiche farfalle – hanno dichiarato gli studiosi all'interno del loro articolo – e che la presenza del cinghiale influenza positivamente la presenza e l'abbondanza della pianta ospite in cui crescono le larve». Questo ha permesso di definire il legame fra la farfalla e i cinghiali come un rapporto che ecologicamente viene definito di facilitazione, ovvero dove la farfalla gode della presenza dei suidi e del loro lavoro effettuato sul campo.

Come fa però direttamente il cinghiale a migliorare le condizioni ambientali di un prato e a favorire l'insorgere di condizioni idonee per questi insetti, soggetti altrimenti ad un rischio elevato di estinzione? Tramite il suo foraggiamento, dichiarando gli studiosi.

In pratica, i cinghiali alterano la struttura del suolo e del paesaggio tramite il loro comportamento mentre sono alla ricerca di cibo, riducendo la copertura vegetale delle graminacee perenni dall'aree di pascolo. Così questi animali riportano le praterie ad un contesto vegetativo più primitivo, dove sono le specie pioniere di durata annuale o biennale ad essere avvantaggiate, rispetto alle piante perenni, tra cui l'A. clussi di cui le farfalle sono ghiotte. La diffusione del cinghiale può quindi prevenire la scomparsa della Zerynthia cassandra dai territori italiani e ostacolare la comparsa di future minacce che possono limitare la persistenza e la conservazione degli insetti che prediligono vivere negli habitat aperti.

Bisogna però fare attenzione. Per quanto i cinghiali possano infatti produrre effetti benefici con il loro foraggiamento una elevata densità di questi ungulati sia presente in un'area non molto vasta, può portare a effetti negativi dovuti al pascolo eccessivo e al calpestio.

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Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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