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18 Agosto 2023
13:23

Come fanno specie di uccelli simili a convivere nello stesso habitat

Ognuno di noi, chi più e chi meno, ha a che fare con i propri vicini e lo stesso vale per moltissime specie di uccelli, che sono capaci di coesistere serenamente nello stesso habitat. Un nuovo studio ha svelato il loro segreto approfondendo come specie molto simili possono vivere nello stesso ambiente in armonia.

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Sul Pianeta vivono milioni e milioni di specie che sono capaci di coesistere mantenendo un'armonia più che stabile e che è resa possibile dalla capacità che hanno animali ecologicamente simili di dividersi equamente lo spazio in cui vivono senza pestarsi i piedi a vicenda. Così facendo, ognuno ha a propria disposizione tutto ciò che gli serve: cibo, partner, rifugi, ecc.

Questa condizione è ben nota ai ricercatori, tuttavia i modelli sottostanti che facilitano la coesistenza di specie concorrenti sono poco conosciuti. Per questo, un team di ricercatori ha voluto studiare la coesistenza di alcune specie di uccelli ecologicamente simili in una foresta montana ricca di biodiversità nell'Africa centro-orientale. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Proceedings of the Royal Society B.

«C'è molta pressione sulla biodiversità nell'era moderna – ha spiegato Elise Zipkin, professore associato di biologia integrativa – Dunque, comprendere quali tipi di condizioni su scale da molto piccole a molto grandi può facilitare la protezione delle specie». Con questo studio i ricercatori hanno provato a capire e prevedere come e perché la natura sta cambiando, le conseguenze di tali mutamenti e cosa si può fare per mitigare la perdita di biodiversità.

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Per raggiungere questi scopi hanno selezionato l'hotspot di biodiversità che ospita più uccelli di qualsiasi altra parte del continente africano, una vera e propria brulicante metropoli piumata. In passato erano stati già fatti studi sulle nicchie di diverse specie ma per capire come uccelli o insetti utilizzassero lo spazio si basavano su esperimenti in laboratorio o su piccoli appezzamenti di terreno. L'idea, infatti, era quella di creare uno spazio desiderabile per poi osservare chi riusciva ad ottenerlo e chi no.

Adesso però studi del genere non vengono più effettuati in questa maniera e il team di ricercatori, infatti, ha compreso che per scoprire la verità era necessario andare sul campo e raccogliere tanti dati. Così hanno selezionato strategicamente punti di campionamento basandosi su precisi gradienti altimetrici e ambientali e hanno registrato tutti gli uccelli visti o uditi in un periodo di tempo prestabilito.

Questo ha portato all'identificazione di oltre 6 mila individui di 129 specie differenti all'interno di 49 famiglie, comprese 14 specie endemiche. Tali dati sono stati successivamente rapportati con informazioni specifiche su temperatura, precipitazioni e database che tengono traccia delle preferenze alimentari delle specie, dei loro modelli di attività, delle dimensioni del corpo e dell'uso della chioma forestale per trovare cibo e riparo.

Dall'analisi dei dati è emerso che gli uccelli suddividono il loro uso dell'habitat lungo i gradienti ambientali: temperatura, precipitazioni e tipi di vegetazione forestale. Si è visto per esempio che specie simili si dividono il territorio in altezza: c'è chi conquista le chiome e chi invece occupa i livelli più bassi della foresta.

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Hanno analizzato, ad esempio, sei specie appartenenti alla famiglia Nectariniidae e per ognuna di queste hanno trovato delle differenze non tanto al livello di dieta, bensì al livello di posizione all'interno del loro habitat. Anche se tutte frequentano il sottobosco, il cosiddetto "midhight", solo tre di loro (Cinirrys venustus, Hedydipna collaris, Nectarina johnstoni) erano solite trovarsi nella zona più alta della foresta (canopy), anche se con diversi livelli di utilizzo della zona: rispettivamente C. venustus occupava circa il 30% di tale ambiente, H. collaris solo il 20% e N. johnstoni appena il 10%.

Questo spiega il motivo per il quale uccelli ecologicamente quasi identici tra loro siano capaci di coesistere nel medesimo ambiente senza dover combattere per la propria sopravvivenza: ognuno si prende un'equa fetta di torta e lascia il resto agli altri. «Le specie si sono organizzate nel corso di milioni di anni per poter giungere a un equilibrio del genere», spiegano i ricercatori. «Ora vogliamo sviluppare modi per capire cosa faranno dopo per sopravvivere».

Questa ricerca mette in risalto le straordinarie capacità di adattamento che gli animali sono in grado di sviluppare per poter sopravvivere in armonia e, perché no, anche in compagnia. Il problema però resta sempre lo stesso: le cose non sono più come prima. L'essere umano, infatti, sta via via alterando tutti gli ambienti naturali e con essi anche le interazioni che intercorrono tra le specie che li abita. Per questo motivo è fondamentale riuscire ad identificare le specie in pericolo ed escogitare i migliori piani di gestione e conservazione per salvaguardarle prima che sia troppo tardi.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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