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26 Aprile 2023
14:21

Cane morto a Palermo perché non soccorso dai veterinari. Come sono andate davvero le cose?

È stata diffusa sui social la storia di un cane che sarebbe morto a Palermo in seguito al rifiuto dei veterinari di prestargli soccorso, perché i suoi umani non potevano pagare le cure. Una delle cliniche veterinarie coinvolte ha però smentito i fatti e noi abbiamo raccolto le versioni di tutti i soggetti coinvolti per provare a ricostruire la vicenda.

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“Palermo: i veterinari si rifiutano di soccorrerlo perché la sua famiglia non ha i soldi e il cane muore”. Più o meno è questa la descrizione che molti media hanno dato di una vicenda che negli ultimi giorni ha scosso la sensibilità di molte persone, amanti degli animali e non, che si sono indignate per un episodio in cui non sarebbero state garantite le cure ad un animale in assenza di disponibilità economica.

Kodami ha cercato di fare chiarezza, ricostruendo i passaggi fondamentali di una vicenda che ha visto coinvolti un cane, purtroppo morto, i suoi pet mate e due cliniche veterinarie di Palermo. Una storia che è stata giudicata, al momento, solo dentro il tribunale dei social.

Del resto è lì che è nata, nel momento in cui è apparso un post su Facebook in cui una persona ha raccontato della morte del suo cane in seguito al rifiuto dei veterinari di soccorrerlo per la difficoltà dei pet mate nel pagare le cure necessarie. Il post è rimbalzato dapprima sui profili di alcuni animalisti palermitani, continuando poi il suo giro su quelli di persone colpite di fronte a tanta “disumanità”. Infine, è stato ripreso da diverse testate locali e anche nazionali.

Il primo post da cui ha avuto poi seguito il “bombardamento social” proviene dal profilo della pet mate, Martina, che sul gruppo Facebook “Cani e gatti smarriti a Palermo” ha pubblicato un video in cui si vede la cagnolina, visibilmente sofferente, con una protuberanza nel petto. Un video che su Kodami non vedrete: lesivo della dignità dell'animale in evidente sofferenza.

Ad accompagnare le immagini la seguente descrizione, scritta così tutta in maiuscolo:

“SOS. HO IL CANE A CASA CON UNA TORSIONE GASTRICA MI SONO GIRATA TUTTE LE CLINICHE DI PALERMO MA TUTTE MI DICONO CHE L’INTERVENTO VERREBBE A COSTARE 1.500 IO PER ORA NON HO IL CREDITO SUFFICIENTE PER AFFRONTARE QUESTO INTERVENTO MA NON E’ NORMALE CHE TI MANDANO A CASA SENZA NEMMENO LA LAVANDA GASTRICA PER SALVARTI IL CANE SE QUALCUNO MI POTREBBE AIUTARE NON SOLTANTO ECONOMICAMENTE MA SE HA AMICIZIE CON I VETERINARI PER MAGARI METTERCI D’ACCORDO SU COME PAGARE L’INTERVENTO IL CANE E IN CONDIZIONI PIETOSE PER FAVORE AIUTATEMI SE POTETE”.

Da questo post in cui, riassumendo, la donna dichiara che non avendo i 1.500 euro richiesti da entrambe le cliniche in cui dice di essersi recata per chiedere di visitare la cagna (il cui nome potrebbe essere Kira e la cui età presunta è 13 anni) è seguito poi l'aggiornamento in cui ha annunciato che sono stati costretti a dirle addio per sempre.

Ne è conseguito poi un racconto, tramandato da un social all’altro, in cui i colpevoli erano le cliniche veterinarie e le vittime il cane e la sua famiglia con l'aggiunta di altri dettagli. Come il fatto, poi smentito dalla clinica, che i pet mate avrebbero chiesto una rateizzazione della somma pur di far sottoporre a visita la cagna e che anche questa richiesta sia stata rifiutata dai medici. E dopo qualche ora sono saltati fuori anche i nomi delle due cliniche e i dettagli sulla sofferenza dell’animale, fino all’aggiornamento sulla sua morte.

A definire in modo diverso i contorni di questa storia è stato però proprio un veterinario, Paolo Zarcone, direttore sanitario dell’omonima clinica che è stata direttamente coinvolta dai racconti sui social.

"Viene narrata la storia di un cane di 13 anni portato per una presunta torsione gastrica in pronto soccorso presso una clinica veterinaria di Palermo, dove il personale medico si sarebbe rifiutato di prestare il soccorso opportuno. Sentiti i colleghi della struttura, visualizzate le immagini delle telecamere e acquisita la documentazione ampiamente diffusa a mezzo social si puntualizza l’esatta ricostruzione dei fatti. Il proprietario del cane si è recato presso la struttura nella giornata di domenica con una autodiagnosi, chiedendo un immediato intervento. Il medico veterinario presente in pronto soccorso ha chiesto da quanto tempo riscontrava i sintomi che avevano portato il proprietario a questa diagnosi. Il proprietario ha riferito, quindi, che il cane stava male da 24 ore.

Pur non volendo esprimere giudizi su chi ritiene di aspettare 24 ore prima di condurre in pronto soccorso un cane con sintomatologia clinica grave, si rileva che tale tempistica è difficilmente compatibile con una torsione gastrica. Il medico veterinario ha deciso di effettuare un triage stante il fatto che in struttura erano presenti già un cane in visita e due pazienti in emergenza in attesa di essere ricoverati. Dal triage è risultata una respirazione a bocca chiusa e mucose nella norma. Anche questo dato è poco compatibile con l’autodiagnosi del proprietario, ma in ogni caso lo colloca tra i pazienti che non richiedono una immediata stabilizzazione. Di tale situazione viene reso edotto il proprietario, avvertendo che per comprendere l’esatta problematica del paziente sarebbe stata necessaria una visita supportata da una rx addome e torace.

E’ opportuno sottolineare (come per altro evidente dalle foto pubblicate sui social) che il cane presentava una evidente neoformazione toracica e un forte stato cachettico. Segni evidenti di una sofferenza cronica e dell’assoluta mancanza di un controllo medico nel periodo precedente. Per quanto sopra il medico ha iniziato ad inserire i dati necessari alla registrazione del paziente, chiedendo di acquisire il documento di identità del proprietario. Quest’ultimo si è rifiutato di procedere con la registrazione dicendo che non avrebbe pagato un euro per la procedura e che si era recato presso la struttura perché era convinto che tutto sarebbe stato effettuato a titolo gratuito. Il proprietario, quindi, ha reiterato la stessa azione presso un’altra clinica veterinaria di Palermo, con risultati sovrapponibili.

Quindi non c’è stata alcuna richiesta di dilazionamento del pagamento, anche perché non c’è stata alcuna emissione di preventivo, stante il fatto che il medico non è stato messo in condizioni di visitare il paziente. Sarebbe interessante comprendere, quindi, la provenienza delle informazioni divulgate e sulla base di quali documentazioni una certa stampa e una certa popolazione sedicente animalista avrebbe accusato la moralità della medicina veterinaria. Volendo astrarre le considerazioni necessarie dal caso specifico, per il quale si sta valutando un’azione legale per i comportamenti diffamatori e una denuncia per maltrattamento contro ignoti (stante il fatto che del proprietario del cane non si hanno notizie certe visto che non ha mai acconsentito a una registrazione dei dati personali)"

Dopo le delucidazioni fornite dal dottore che ha confermato a Kodami quanto ha scritto senza voler rilasciare ulteriori dichiarazioni,  la storia assume così un altro significato: i veterinari che sui social sono stati descritti come i personaggi "cattivi e disumani" che con il loro rifiuto hanno causato la morte di un essere vivente, potrebbero invece assumere le vesti di chi, con tutta la buona volontà e la passione che li spinge a fare questo lavoro, nonostante il compimento del triage, si è ritrovato a non avere niente da fare perchè le persone di riferimento del cane non avrebbero acconsentito a procedere alla radiografia consigliata. 

Abbiamo provato a contattare anche le persone di riferimento del cane ma il profilo da cui era partito tutto ha bloccato i messaggi e non ha mai pubblicato ulteriori aggiornamenti. In tutto questo, comunque, non c'è stata alcuna denuncia formale nei confronti delle cliniche accusate di non aver prestato le cure alla cagna.

Come sempre, dunque, occorre verificare quanto viene diffuso sui social ed è nostro compito farlo. Consigliamo ai nostri lettori di prestare molta attenzione a chi chiede soldi in generale e, nel caso specifico, a seguire la vicenda da tutti i punti di vista. Noi continueremo a davi notizie di ulteriori risvolti e sicuramente a verificare se le parti procederanno appunto a una regolare denuncia che consenta alle autorità competenti, e non ai social media o a chi semplicemente riprende senza verificare delle dichiarazioni online, di procedere in via giudiziaria per stabilire se ci sono stati degli errori e da che parte e dunque le responsabilità.

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Federica Gennaro
Volontaria
Dottoressa in giurisprudenza all'Università degli studi di Palermo e volontaria animalista siciliana, sono operativa sul territorio nella gestione del fenomeno del randagismo. La scrittura e l'amore per gli animali sono da sempre le mie più grandi passioni e grazie a Kodami ho la possibilità di esprimerle al meglio.
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