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10 Agosto 2023
10:43

Alcuni scienziati vogliono usare sciami di droni per studiare animali e foreste, ma non tutti sono d’accordo

Secondo alcuni scienziati, utilizzare sciami di droni permetterebbe di monitorare boschi interi, limitando gli sforzi economici e fisici nel recupero e nella salvaguardia delle specie boschive.

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La tecnologia sta facendo dei passi da gigante e l'impiego di nuovi mezzi come i droni sta semplificando enormemente i processi di studio e di monitoraggio degli ecosistemi naturali. Mentre pochi anni fa si doveva per esempio lavorare per diverse settimane per controllare lo stato di salute complessivo degli alberi in un bosco, oggi con i nuovi strumenti gli scienziati possono riuscire ad ottenere gli stessi risultati con meno della metà del tempo, elevando anche gli standard della qualità della vita dei ricercatori sul campo.

Proprio per ampliare ulteriormente i progressi che è possibile ottenere utilizzando questi mezzi, gli scienziati hanno deciso così di confrontarsi fra di loro e di proporre soluzioni che possano individuare i prossimi obiettivi della ricerca biologica ed ecologica, ora che i costi delle tecnologie hanno anche cominciato drasticamente a calare. E fra queste proposte c'è quella del professore Oliver Biber, dell'Università Johannes Kepler, a Linz, che prevede l'utilizzo di uno siame di droni da telerilevamento – guidati da un'unica intelligenza artificiale – per effettuare il recupero e il monitoraggio della fauna selvatica, anche nei contesti più impervi e difficili da raggiungere.

Questa sua proposta è stata pubblicata dalla nota rivista Ecology and Evolution, che fa parte dello stesso gruppo editoriale che pubblica settimanalmente la rivista Nature. E sta facendo parecchio discutere, poiché anche se renderebbe molto più semplice il lavoro di molti scienziati non sono poche le criticità e i problemi etici collegati all'introduzione di queste tecnologie.

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«L'obiettivo di questo progetto è l'uso di sciami di droni autonomi, che contribuiscono collettivamente a risolvere i vari problemi connessi allo studio della fauna nella foresta – ha dichiarato Biber, all'interno del suo articolo. I problemi che devono affrontare gli scienziati quando si spingono all'interno della vegetazioni in effetti sono molti, e tra questi figurano la difficoltà di seguire gli animali – Con la nostra proposta i droni possono tuttavia imitare il comportamento di sciame uno stormo di uccelli per avere sempre una visuale ottimale e meno ostruita dell'oggetto da rilevare e tracciare. Più droni possono inoltre cooperare come un'unica entità per generare il segnale ottico in grado di far effettivamente sparire digitalmente la foresta e permettere l'inseguimento di un bersaglio. Quindi, se un animale dovesse muoversi nel fitto di un'area ricca di alberi, lo sciame può trovarlo, renderlo visibile e seguirlo nonostante il pesante occultamento del fogliame».

Ovviamente i vantaggi unici di questo sistema, come la sua capacità di elaborazione in tempo reale e l'indipendenza dalla lunghezza d'onda utilizzata dai droni, aprono molte nuove possibilità applicative in diverse tipologie di scienze che non sono legate solo alla biologia della conservazione o al monitoraggio ambientale. Queste scienze includono, ad esempio, l'archeologia, la pedologia (la scienza che studia il suolo), la scienza che cerca di studiare il movimento delle fiamme durante gli incendi, ma l'uso di queste tecnologie possono essere utili anche per il monitoraggio delle persone durante la ricerca e il soccorso di seguito a valanghe e incidenti. Per questa ragione questa ricerca interessa enormemente diversi dipartimenti di ingegneria ambientale come anche istituti di prevenzione ambientale.

Alcune critiche sono state tuttavia dirette nei confronti di quei scienziati che stanno ampliando le modalità d'uso di queste tecnologie. E fra queste ci sono l'eventuale sostituzione del personale umano dalle campagne di monitoraggio della fauna e dell'ambiente, a favore di un maggior numero di droni, e la mancanza di sicurezza dovuta all'eventuale assenza di un vero e proprio controllo umano, quando i droni stanno sorvolando gli ecosistemi. Un problema gravoso, considerando i danni che possono arrecare questi strumenti alla natura e al fatto che fino ad oggi i proprietari di droni non possono accedere all'interno delle aree protette, senza autorizzazione.

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Biber non si dimostra comunque molto preoccupato da queste critiche. Innanzitutto, perché seguendo il suo modello, il rischio che i droni si perdano o rechino danno alla natura è ridotto, visto che i droni lavorerebbero sotto il controllo di un programma a cui avrebbe accesso un operatore esperto. Inoltre, queste tipologie di tecnologie richiedono il supporto di personale specializzato, quindi non risulterebbe neppure realistico lo scenario in cui i droni sostituirebbero del tutto le attività umane di monitoraggio. Anzi, l'uso di queste tecnologie indurrebbe diversi scienziati a specializzarsi e a rendere ancora più efficienti gli studi e i metodi impiegati per studiare un territorio molto complesso, come può essere una foresta.

Questi sistemi, per esempio, potrebbero anche permettere alle autorità competenti di effettuare campagne di prevenzione degli incendi, andando a segnalare la presenza di eventuali piromani o di esche nei boschi.

L'utilizzo diretto di queste tecnologie rischia però di essere ancora posticipato, qualora non si dovessero compiere gli adeguati sforzi per abbattere ulteriormente i costi di sviluppo e di vendita dei droni stessi. «Nell'ambito del progetto di ricerca di base in corso, questo e altri approcci di sciame saranno ora implementati con veri sciami di droni, testati in studi sul campo e ulteriormente sviluppati – chiarisce Biber, cercando di definire un orizzonte alla sua tecnologia – Riteniamo che lo sviluppo tecnologico in corso sia sufficientemente rapido da rendere i grandi sciami di droni fattibili e convenienti nel prossimo futuro, non solo per applicazioni militari ma anche per numerose applicazioni civili. Collettivamente, uno sciame può agire molto più velocemente e coprire un'area più ampia rispetto a un singolo drone. Per altre applicazioni, gli sciami di droni si stanno infatti già dimostrando uno strumento ideale per realizzare il miglior campionamento dinamico in diversi scenari di telerilevamento».

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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