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16 Maggio 2023
11:31

Svelato dopo un secolo e mezzo il vero colpevole che distrusse il primo museo dei dinosauri di New York

Uno dei più grandi misteri della paleontologia americana - la paternità della distruzione della prima collezione di modelli di dinosauro del museo di Storia naturale di New York - è stato appena risolto, mostrando un panorama storico dove politici collusi, amministratori un po' capricciosi e la criminalità lavoravano insieme, per ottenere il maggior prestigio possibile.

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Dopo oltre un secolo e mezzo, alcuni ricercatori dell'Università di Bristol sono riusciti a mettere la parole fine a una delle storie più misteriose della paleontologia americana, risolvendo un vero cold case che ha impensierito per decenni moltissimi esperti e appassionati di storia della scienza. Il 3 maggio del 1871, la prima storica collezione del Museo di Storia Naturale di New York fu infatti devastata da un gruppo di vandali, a cui gli investigatori dell'epoca non riuscirono mai a dare un nome.

Nell'arco di una sola mattina, queste persone distrussero diversi preziosi modelli a grandezza naturale di dinosauri che erano stati appena commissionati e temporaneamente posizionati presso Central Park, in attesa del completamento dei lavori di costruzione dell'attuale museo dell'Upper West Side di Manhattan.  Gli attuali ricercatori di Bristol sono riusciti però a dare un volto ai colpevoli, grazie alle moderne tecniche di indagine storica che hanno permesso di chiarire chi si celava dietro a quest'operazione che rallentò di qualche anno l'apertura definitiva del museo, avvenuta poi nel 1874.

Oggi New York possiede una delle più importanti collezioni di reperti fossili e zoologici degli interi Stati Uniti e ogni anno sono centinaia di migliaia le persone che visitano il suo museo di scienze naturali. «Eppure la distruzione completa di quei antichi reperti testimonia come all'inizio l'apertura di un museo di scienze naturali non fosse particolarmente ben vista, quantomeno da una fetta della popolazione», spiegano Victoria Coules e Michael Benton, gli autori della ricerca pubblicata su Proceedings of the Geologists' Association che cerca di svelare i segreti di questa storia quasi dimenticata.

Per capire però perché questo "incidente" risulta essere stato così importante per lo sviluppo delle scienze in America, dobbiamo immedesimarci in uno scienziato newyorkese in quel momento storico che, dopo aver lavorato per anni assieme allo stato di New York nell'istituzione di una struttura che potesse competere con i musei di Parigi e di Londra, vede distruggere gran parte del suo lavoro da un gruppo di concittadini.

All'epoca la collezione presentava molti meno reperti fossili rispetto ad oggi e gran parte degli oggetti che avrebbero dovuto formare il museo, soprattutto durante i primi anni di attività, erano proprio quei modelli di dinosauri che andarono distrutti a Central Park. La loro perdita fu quindi incalcolabile e nei mesi successivi all'incidente, la polizia locale cercò anche, con il favore della comunità scientifica, di mettere a soqquadro la città nel tentativo di scoprire i potenziali mandanti e gli esecutori materiali del gesto.

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Ingresso del museo di Storia naturale di New York, posto dinnanzi a Central Park

Dopo aver tuttavia ripulito il parco dai resti delle ricostruzioni e aver ricevuto alcune parziali informazioni da parte di alcuni personaggi di spicco della comunità newyorkese, la polizia dopo qualche settimana iniziò però a disinteressarsi "al caso delle statue" – come venivano solitamente chiamate i modelli di dinosauro – preferendo rivolgere i propri sforzi nella lotta contro la criminalità che al tempo governava le strade e le attività della metropoli.

Le voci giunte alla polizia attribuivano all'ex politico americano e promotore stesso della progettazione del museo William "Boss" Tweed la responsabilità politica della devastazione avvenuta ai danni della collezione. È però qui che il lavoro di Coules e Benton si distingue rispetto ai resoconti precedenti. Loro infatti non si sono limitati a leggere le testimonianze storiche riportate dai giornali scandalistici dell'epoca, che attribuivano a Tweed la colpa di questo incidente, ma hanno studiato a fondo le altre carte, non lasciandosi ingannare dalla narrativa storica e identificando un nuovo potenziale responsabile dell'accaduto: un avvocato dal nome Henry Hilton.

Hilton era il tesoriere e vicepresidente dell'associazione che stava raccogliendo fondi per costruire il museo vicino a Central Park, e secondo i due ricercatori britannici aveva le sue motivazioni per distruggere quelle statue di dinosauro. In quei anni, infatti, lottava contro il Sindaco della città e contro lo stesso Tweed e alcuni proprietari terrieri per il controllo del quartiere. Inoltre, diverse volte si era scontrato con gli altri componenti dell'ente promotore per la costruzione del "giardino preistorico" a Central Park – simile per progettazione a quello presente al Cristal Palace di Londra – per via di una profonda differenza di vedute legate alla gestione dell'opera. Ed è qui che la storia ufficiale e la realtà divergono.

Secondo infatti le ricostruzioni storiche, commissionato il museo e richiesto a un paleontologo locale di produrre i modelli di dinosauri, Tweed si rese conto che le statue che avrebbero dovuto occupare temporaneamente il parco e riempire il museo, erano dei reperti che andavano contro i precetti biblici difesi dalla Chiesa protestante e perciò meritevoli di essere considerate come opere blasfeme. L'uomo, quindi, si assunse "l'onere politico" di abbattere le statue, chiedendo ai suoi collaboratori di distruggerle la mattina del 3 maggio. Ciò avrebbe permesso anche di dare un segnale forte a chi in quel quartiere cercava di fare carriera e ottenere consensi come Henry Hilton, cercando di scalzarlo dal controllo effettivo del territorio.

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L’attuale Museo di storia naturale di New York contiene milioni di reperti e presenta una delle più grandi collezioni di dinosauri degli Stati Uniti d’America

Le descrizioni più ciniche di Hilton, però, riferiscono che egli era anche noto per essere una "canaglia", oltre che un soggetto piuttosto vendicativo. Un uomo alquanto complesso che Tweed, politico di lungo corso impegnato in quel momento a difendersi da diverse accuse, probabilmente sopportava a malapena, per quanto fosse costretto a incontrarlo spesso. «La distruzione della collezione del museo di scienze naturali ha a che fare con la lotta per il controllo della città di New York, negli anni successivi alla Guerra Civile Americana (1861-1865) – ha detto Coules, paragonando l'allora situazione della città a quella di un film di gangster, dove però a confrontarsi erano imprenditori terrieri, politici e scienziati dalla dubbia moralità – La città era piena di soggetti strambi, molto violenti e che cercavano di eliminarsi politicamente a vicenda, anche favorendo il fallimento di diverse iniziative culturali nei quartieri della città. Tutto ciò si riduceva solo a una questione di lotta per il potere, una battaglia per il controllo delle finanze e per i lucrosi contratti di costruzione e sviluppo dei nuovi palazzi».

Tweed era solito inviare i suoi scagnozzi per prendere "provvedimenti" nei confronti dell'operazioni politiche degli altri uomini facoltosi, ciò aiuta a comprendere quanto fosse complessa la situazione politica e amministrativa all'epoca. Tra Hilton e Tweed, il professor Benton spiega tuttavia che era però il secondo ad aver preso il maggior controllo della politica locale e delle diverse compagnie edili che dando un nuovo volto alla città. Tweed, per riuscire a fare ciò aveva persino fatto eleggere alcuni suoi fedelissimi a capo di diversi dipartimenti cittadini, mentre Hilton dal punto di vista politico era considerato un pesce piccolo. Un ricco borghese che non riusciva a ottenere il successo politico a cui aspirava.

Per quanto infatti controllasse il centro di Manhattan, si era fortemente indebitato per colpa di alcuni grossi fallimenti finanziari. E seppur culturalmente dotato, Coules e Benton non lesinano a descriverlo come imprudente, geloso e un po' folle, per via dei suoi atteggiamenti immaturi e strani, anche nei confronti dei colleghi e della ricerca. Egli infatti tentò di promuovere diverse volte l'istituzione di diversi musei e realtà culturali nel suo quartiere di Central Park, ma non riuscendoci giunse ad accettare di collaborare con alcuni suoi rivali, come Tweed, pur di controllare parte dei lavori di costruzione e promozione degli edifici.

«I resoconti precedenti alla nostra analisi hanno sempre riferito che la distruzione dei reperti fosse stata ordinata dallo stesso ‘Boss' Tweed, ma leggendo i rapporti della polizia dell'epoca abbiamo notato che non tutto era chiaro – continuano a spiegare Coules e Benton, delineando la complessità della loro ricerca – Se anche la polizia avesse infatti prodotto un'indagine più completa contro di lui, quale senso avrebbe avuto per Tweed distruggere quei reperti, se era uno degli stessi promotori dei lavori di costruzione del museo quando era stato già accusato dalla magistratura statale di corruzione e illeciti finanziari? Così siamo tornati alle fonti originali e abbiamo scoperto che le responsabilità per quanto accaduto non appartenevano a Tweed, ma a Hilton, che seppur assente nelle ricostruzioni giornalistiche dell'epoca era noto nell'ambiente newyorkese per i suoi comportamenti al limite e per volere difendere il quartiere di Central Park da ingerenze esterne».

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I protagonisti di questa vicenda: Tweed nella immagine superiore e Hilton in quella inferiore

Hilton era già infatti noto in città per le sue decisioni abbastanza eccentriche e bislacche. Per esempio, quando si rese conto che l'amministrazione comunale avrebbe posto una statua di bronzo al centro di Central Park, senza il suo permesso, come risposta Hilton ordinò ai suoi uomini di dipingerla di bianco. Quando più tardi al museo di Storia naturale fu poi regalato uno scheletro di balena di 18 metri, i resti del povero cetaceo, non apprezzati da Hilton, subirono la stesse fine. Per non parlare di quando innescò una rissa alle porte del museo contro un meeting di paleontologi, colpevoli di stare intralciando il marciapiede il giorno dell'apertura di una mostra.

Nessuno però sembrò considerare Hilton fra i colpevoli dell'incidente del 1871, chiariscono i ricercatori, per quanto le sue stranezze potessero essere già lette all'epoca come una dichiarata e manifesta operazione di protesta nei confronti del potere centrale, che stava occupando sempre più spazio in un territorio che riteneva di suo dominio. «Questi atti potrebbero sembrare semplice delinquenza locale o mala politica, ma riallacciare i nodi della vicenda ci ha permesso di studiare la storia politica di New York e di comprendere meglio quest'uomo», hanno dichiarato i ricercatori. Tra l'altro, il fatto che Hilton stesso appartenesse a un ambiente altolocato e che fosse membro del comitato di filantropi convocati per sostenere la nascita del museo, rende la sua storia ancora più complessa e affasciante.

Secondo infatti alcune lettere scoperte da Coules, Hilton era andato ben oltre il suo ruolo di membro del comitato di valutazione del progetto e voleva essere coinvolto personalmente e fisicamente nella realizzazione del museo, tanto da considerarsi un esperto in questioni museali e ingegneristiche, nonostante non avesse alcuna esperienza in materia. «Siamo infatti fermamente convinti che i suoi gesti distruttivi non furono mossi da fatto che riteneva la presenza di quei dinosauri un'opera di blasfemia, né crediamo che abbia sfruttato la presenza delle statue nel parco come possibilità per compiere un piccolo atto di vendetta nei confronti di William Tweed. Riteniamo invece che abbia distrutto quei dinosauri a causa della grande considerazione che egli aveva di sé stesso e per via delle idee folli che aveva in mente».

Hilton amava Central Park e disdegnava qualsiasi progetto che non rientrava nel suo ideale di perfezione. Tanto che, secondo gli autori dello studio, emanò l'ordine di distruggere i dinosauri proprio durante un incontro dell'ente predisposto alla valutazione della costruzione del museo di cui disponiamo un verbale, semplicemente perché non assecondavano le sue idee: «Abbiamo deciso che l'edificio del capannone su Central Park, vicino alla Sessantaduesima Strada e all'Ottava Strada, venga rimosso all'estremità nord-orientale del Parco e che il vecchio fienile, il capannone e le strutture in quel luogo (dove erano collocati la maggioranza dei reperti n.d.r.) siano rimossi sotto la direzione del Tesoriere Hilton, trattenendo solo ciò che può essere appropriato e temporaneamente utilizzato vantaggiosamente come botteghe».

Come spesso accade, le storie sensazionalistiche possono spesso acquisire una vita propria, basata su una certa conoscenza dei fatti reali, ma che vengono poi elaborate e ingigantite in una certa misura man mano che vengono raccontate. Forse però in questo caso la verità storica è più incredibile delle leggende che colmano i buchi della storia ufficiale e Hilton, come affermato dagli autori dello studio, può essere visto sia come il personaggio cattivo di una storia che come parte di un vero enigma. Sembrano infatti prive di logica le decisioni che lo hanno spinto prima a promuovere la collezione museale e poi la sua personale visione del progetto, soprattutto se si escludono eventuali aspirazioni politiche legate anche al desiderio di ottenere un maggior prestigio nella società newyorkese della seconda metà dell'Ottocento.

Fatto sta che quando Tweed e Hilton persero importanza all'interno del panorama newyorkese, la città riuscì finalmente a disporre di un museo eccezionale, che divenne il teatro di scontro di altri due famosi personaggi storici legati alla paleontologia americana: Othniel Charles Marsh e Edward Drinker Cope, che si sarebbero scontrati a forza di furti di reperti nella cosiddetta "guerra delle ossa". Ma questa è un'altra storia.

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Marsh e Cope spostarono la competizione paleontologica sul campo, riempiendo i musei, tra cui quello di New York, di tantissimi reperti, che spesso rubavano ad altri ricercatori
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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