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30 Settembre 2022
12:09

Undici anni dalla morte di Piffero, il cane di Castellammare che amava la libertà

Piffero era un cane che viveva libero nelle strade di Castellammare di Stabia, nella città di Napoli. Non sopportava l'idea di trascorrere le sue giornate in un appartamento e veniva seguito e curato dall'Associazione ADDA (Associazione per la Difesa dei Diritti degli Animali) che da 33 anni opera sul territorio. Piffero è poi scomparso e morto 11 anni fa.

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Ogni giorno a Castellamare di Stabia, vicino Napoli, c'è il ricordo di un cane da commemorare. Purtroppo infatti, nonostante le associazioni del quartiere si adoperino come possono per salvaguardare gli animali presenti sul territorio, non sempre le risorse e le possibilità sono abbastanza per riuscire a tutelarli.

Questa volta è il turno di Piffero, un cane che viveva libero nel Comune che affaccia sul mare, scomparso il primo ottobre di 11 anni fa. Ricordato anche in un post Facebook di ADDA, (Associazione per la Difesa dei Diritti degli Animali), che da 33 anni tutela e si prende cura dei cani e dei gatti di zona. È proprio grazie al lavoro dell'associazione che Castellammare è stato il terzo comune in Italia ad avere un'ordinanza per la sterilizzazione e la reimmissione sul territorio degli animali.

Piffero era un Cirneco dell'Etna, un cane di piccola taglia delle dimensioni circa di un gatto, che amava la sua libertà e vivere senza sentirsi costretto tra le mura di un appartamento. Da quando era arrivato a Castellammare infatti, all'età di circa 4-5 anni, non se n'era più voluto andare. Non si spostava mai troppo dalle strade e i luoghi che gli piacevano e viveva sotto casa di Rosaria Boccacini, presidente ADDA che, insieme agli altri volontari dell'Associazione, si prendeva cura di lui portandogli da bere e da mangiare e assicurandosi che stesse bene. «Era un cane dolcissimo e tranquillissimo – racconta – e non dava mai fastidio a nessuno. Anzi, non si allontanava mai troppo e in casa non ci voleva assolutamente stare».

La presidente l'aveva infatti fatto castrare e lasciato vivere come a lui piaceva: libero di muoversi e di scegliere come trascorrere le sue giornate. La sera poi, apriva la sua macchina e lui la seguiva, faceva un balzo e si accucciava là dentro, sopra i sedili e dopo poco si addormentava. Ha vissuto ben 10 anni in questo modo, spensierato e felice.

Nel 2010 però, qualcosa è cambiato e all'improvviso di Piffero non c'è stata più traccia. «Era il primo ottobre del 2010 quando fu prelevato dal servizio pubblico sanitario per un errore – ricorda Rosaria – Credevano avesse morso una bambina ma si erano sbagliati e non era stato lui. Fu quindi portato al canile convenzionato e dopo poco è stato adottato».

Di Piffero però non si sono avute più notizie fino all'anno successivo. «Sapevo che anche quello era stato un errore di valutazione – aggiunge la Presidente – Piffero non avrebbe mai sopportato di vivere in una casa».

Nel 2011 purtroppo l'Associazione venne a scoprire, tramite un post su Facebook, che Piffero era stato portato all'estero. Ma non solo: era morto tre giorno dopo il suo arrivo. Non sono riusciti mai a scoprire però le circostanze e le cause del decesso.

«Ogni anno faccio un post per ricordare lui – spiega Boccacini – simbolo anche di tanti altri cani che sono scomparsi». Sulla pagina Facebook dell'ADDA è infatti possibile leggere una nota, risalente al 2011, in cui i volontari mettono in risalto il problema dei tanti cani spariti dal territorio e delle adozioni verso l'estero fatte all'insaputa delle persone che si prendono cura di loro.

L'Associazione riporta anche che le istituzioni non hanno probabilmente rispettato la Circolare Garavaglia che impone una valutazione molto attenta e rigorosa prima di far esportare cani all'estero. Le associazioni destinatarie degli animali devono infatti garantire la loro affidabilità e il corretto trattamento degli animali che deve essere verificato prima che i cani vengano trasportati.

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Non è detto che il caso di Piffero rientri tra i casi previsti dalla circolare visto che la stessa associazione non sa come quel cane che girava libero e felice per le strade di Castellamare sia potuto morire così, ma è necessario un attento controllo e vigilianza sulle adozioni verso l'estero così come anche per il Nord Italia.

Kodami ha a tal proposito realizzato un'inchiesta per mettere in luce il buon operato di alcune associazioni che trasportano e accompagnano i cani presenti nei canili del Sud Italia che vengono adottati al Nord, dove sono in numero minore. Nonostante il grande impegno dei volontari e a causa dell’assenza degli enti preposti, abbiamo però evidenziato anche il problema delle staffette illegali, purtroppo diventate un vero e proprio business e molto diffuse, in cui gli animali vengono trasportati in pessime condizioni e senza rispettare le leggi riguardo il benessere animale.

«Purtroppo non riesco a far sì che tutti i cani che incontro vivano davvero come vogliono – conclude Rosaria Boccacini – Con Piffero ho fatto il possibile, ma purtroppo non c'è stato niente da fare. Ho dedicato e continuo a dedicare tutta la mia vita agli animali e quando non riesco a salvarne uno per me è un grande dolore».

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